Da Il Foglio di oggi:
Igienici bastardi, non avrete il mio corpo grasso
La sigla è Naos, Strategia Naos. Sta per Nutrición, actividad física y prevención de la obesidad. Puro fascismo totalitario nella forma della fitness. Feroce ideologia illiberale mascherata da umanitarismo e solidarismo igienistico. Libera ormai dalle interferenze della chiesa, e della sua sapienza spirituale e carnale nelle strategie della salvezza, la Spagna ministra del culto zapateriano approda alla versione corretta e laica della salute. Ma sarebbe potuto capitare anche con Aznar, capita lo stesso con Blair, capiterà da noi dove si cominciò alla garibaldina con il mite elogio delle mezze porzioni del ministro Sirchia. Perché gli uomini per essere liberi devono governarsi con una idea di Dio, come se Dio ci fosse, e quando vi rinunciano trionfa al contrario l’idea dell’uomo che abita lo stato infermiere, dietologo, istruttore di ginnastica. Sono i prezzi bastardi, che saremo noi obesi, felici e infelici, a pagare: i prezzi del paganesimo di serie B che ci resta dopo che gli dèi sono fuggiti e nella fuga ci hanno lasciato gli idoli del tempo. L’obeso è vilipeso per ogni dove, anche soltanto l’uomo in sovrappeso è cacciato e umiliato dalle idee correnti. Gli si vogliono rifiutare le cure eventuali o, come ha detto il premier britannico, lo si metterà all’ultimo posto della fila assistenziale e sanitaria, gli si imporrà una tassa d’espiazione. Cure eventuali, dico, ché naturalmente il mondo è anche pieno di obesi sani e di gente fit e malata, purtroppo, e gli standard delle patologie riverite e accettate sono solo instrumenta regni per amministrare una cattiva vita, per offrire in nutrizione mistica la religione sostitutiva della dieta. Le patologie specifiche non riguardano il rapporto con la morte, bensì quello con la vita. Infatti moriremo tutti, presumibilmente, qualunque cosa dica la bilancia. L’obeso, il grasso, il ciccione, il gordo lo si vuole umiliare e ora, qui, in vita, in connessione con una campagna pubblicitaria machista della Burger King, da vietare con urgenza secondo le supreme autorità della nutrizione e della attività fisica, i fasciobalilla dello zapaterismo impazzito. Lo si vuole anche impiccare a un’effigie, il deforme abbondante, quella della violenza maschile e della bestialità. Proprio lui che secondo uno dei tanti rottami alla deriva del pensiero psicoanalitico è il simulacro di una donna incinta. Nessuno proverà vergogna intellettuale e disagio morale per un attentato sordido alla libertà di essere, di pesare quanto si voglia, di spremere dall’esistenza un piacere che sa sposarsi all’attività mentale: san Tommaso pesava centotrenta chili quando morì a Fossanova e papa Giovanni era di un’obesità specialmente rotonda e segnata dalla sua stessa beatitudine, cazzoni che non siete altro. Una libertà di essere che sa sposarsi all’attività fisica libera: personalmente peso da centodiciannove a centocinquanta chili nell’arco di cinquantacinque anni di vita, e sono una delle persone più attive che si conoscano, la mia cavalla mi sopporta e mi ama, e la mia barca mi porta, e le mie gambe malferme aspettano condanne che tardano ad arrivare, fanculo a quegli stronzi del Noas. La compunzione ideologica corretta e ipercorretta è il mostro ipocrita dal quale dobbiamo imparare a difenderci, con l’aiuto si spera delle multinazionali della carne, degli hamburger XXL, extralarge come le mie mutande di cotone, e di qualcun altro più disinteressato, più caritatevole e umano, meno umanitario di questi fottutissimi saltatori nel cerchio di fuoco della modernità teologale, adoratori del Dio light, figli della Saccarina e devoti della Santa Insalata. La lezione manipolatoria e sofistica della fine d’anno è che bisogna dare l’ostia ai combattenti anticristiani, che il loro ricordo sia benedetto per ciò che sono stati, e togliere la carne ai derelitti della tavola calda, bollarli (Exsurge Domine, il maiale selvatico squassa la tua vigna), scomunicarli secondo il rito della derelizione che si apparecchia lontano dalla rosticceria e dalla macelleria, sull’altare del sushi bar. Tutto a cura dello stato e in nome dello stato. Bravi libertari zapateristi dei miei stivali. Brava la compunta cronista del Corriere che proclama “fuori tempo massimo” l’uomo insaziabile del Big Mac. Bravi partigiani della Strategia Naos. Bravi esorcisti del Whopper Triple, che per smaltirlo bisogna camminare a passo svelto per 14 mila metri. Avete santificato la magrezza tossica e proclamato beatissimi i poveri morti per Aids, angels in America. Avete dannato come soggezione devota la continenza e la castità, pensando che il piacere e la sua ricerca stiano molto al di sopra del bene. Bravi ideologi della vita profilattica ora approdata al culto del senza carne e senza spirito. Io che sono un elefante e posso spiaccicarvi sulla testa la mia immensa fatta, io voglio restarmene a Castelvecchio, senza la vostra neolingua, senza la vostra attività fisica di stato, ad ascoltare “le vecchie parole sentite/ da presso con palpiti nuovi,/ tra il sordo rimastico mite dei bovi” (Giovanni Pascoli). E se voglio carne bovina in tripla fetta, grassa e calorica, dovete trovarmi il preservativo giusto e consentirmi di addentarla, fascisti e stronzi che non siete altro.
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