31/07/06

Sostiene Renault

Eugenio Mastroviti - AKA Louis Renault - ci offre interessanti considerazioni sul rapporto tra islamisti radicali europei o rifugiati in europa e gli statiche li ospitano o ospitavano in occasione del conflitto libanese. Bravo Reanult! E bravi Royal Marines: sono soldati veramente disciplinati, altri gli avrebebro menato o - in casi estremi - pure sparato al signor Bakri. [LINK]

27/07/06

23/07/06

gli occhi dell'europa su davide e golia [da Rosalucsemblog]

Ripropongo un ottimo post di Rosalucsemblog.

Mai come in questi giorni ripenso alla analisi dello storico israeliano Van Creveld, a proposito dello stallo mediorientale dovuto paradossalmente proprio al vantaggio militare ebraico nei rapporti di forza con gli arabi.
Secondo D'Alema - ma a quanto pare anche secondo Chirac, secondo quasi tutti - la reazione israeliana al lancio di razzi degli Hezbollah sarebbe "sproporzionata". L'Europa non può fare a meno di togliere lo sguardo e il giudizio dagli ebrei.
Eppure misurare i rapporti di forza è il senso ultimo di ogni guerra: il più forte di solito vince, il più debole perde, e la guerra finisce. Un modo pessimo di risolvere le controversie, una realtà triste ma finita, delimitata nel tempo.
Questo invece è l'unico caso in cui il più forte non può mai vincere, perchè si prentende che si " proporzioni" alla debolezza del nemico. E non un nemico che vuole trattare e ottenere vantaggi materiali per se' o per la sua gente, come vuole il naturale e in ultima analisi salubre egoismo umano, che ma punta a nulla di meno - ed esplicitamente, in ogni sua manifestazione/statuto/espressione - che alla eliminazione fisica e totale della controparte. Al terrorismo arabo non interessano vittorie militari sul campo, cui seguano dei vantaggi immediati - come in una guerra tradizionale. Di fatto, le miserevoli condizioni dei palestinesi dei territori - i morti in libano, non sono in alcun modo una realtà di cui il terrorismo e chi lo gestisce desiderino la cessazione. Quando mai gli attentati sono stati usati per ottenere un vantaggio sulla trattativa? La strategia del terrore non serve ad imporre condizioni, ma ad aumentare il caos e a logorare il nemico. Serve a prendere tempo e ad allontanare ogni ipotesi di trattativa. Quei morti, quella povera gente sono una bandiera, servono a commuovere il mondo e dunque a prolungare lo stallo. Chi muove il terrorismo in base a quella ideologia feroce - che non è disposta ad accettare altro che l'eliminazione del "cancro ebraico " dalla terra araba - è disposto a qualsiasi sacrificio, in termini di vite umane, è disposto ad aspettare un tempo infinito, pur di ottenere l'unico risultato per lui accettabile, e così facendo - sacrificandosi per sempre - accredita se stesso come "Davide" debole ma coraggioso e il suo nemico come un grosso Golia ottuso, forte e cattivo. Questa è l'immagine che molti in Europa, e ormai anche molti in America - soprattutto a sinistra - hanno sviluppato di quel conflitto: la colpa è nella forza stessa, secondo loro, e non nella caparbia ostinazione anon cessare mai, per nessun motivo, le ostilità.

When You Got Nukes You Got Seul

ROTFL [LINK]

22/07/06

Serata di merda

Ieri sera sono uscito con il solito gruppo d'amici, con noi c'era anche una ragazza che lavora presso l'ufficio stampa della branca italiana di una nota ONG internazionale che si occupa principalmente dei diritti dei prigionieri politici e non. La conosco da un po' ma la vedo molto saltuariamente, lei sta con uno ma c'e' una evidente corrente di simpatia & attrazione tanto che la sua migliore amica ed il suo uomo - che poi e' uno dei miei migliori e piu' vecchi amici - tifano apertamente un qualcosa che non s'e' mai concretizato. Insomma rimaniamo soli per un tragitto in auto - il viatico del mio amico e' stato "Non parlare di politica ed e' fatta" - trascorso flirtando e un po' di piu'. arriviamo in un locale all'aperto dove ci aspettava la coppia di cui sopra e ci mettiamo a sedere. La discussione cade sui viaggi, lei e' stata recentemente in Palestina - "In teressante!" "Racconta!" "Ma non hai paura?" - e di li sull'attuale conflitto e sulla situazione mediorientale e israelo-palestiense in genere. E la cosa scade, non subito anzi all'inizio mi diverto alla descrizione della festa popolare di Hamas che sembra la festa dell'Unita' con i falafel al posto delle salsicce, ma poi scade. Insomma la donzella si lancia in mirabolanti racconti di arabi israeliani che non hanno diritti, di leggi che in un incidente stradale tra un israeliano ebreo ed uno arabo dann oautomaticamente ragione all'ebreo. Io li per li mi trattengo, insomma mi interessavano piu' la chioma rossa e lo scollo generoso, ma poi azzardo timidamente che mi pare strano, che pur tra tanti problemi identitari e di diritti non e' proprio cosi', che ci sono parlamentari arabi alla Knesset e giudici arabi, arabi nell'IDF... non faccio in tempo a continuare "Ma cosa dici? Ma lo sai che parlamentari arabi sono stati vittima di esecuzioni extragiudiziali??" a quel punto distolgo lo sguardo dal clevage e ribatto che e' falso, falsissimo, che l'IDF ha si ucciso un bel po' di gente nei territori, che le vittime erano a volte civili che passavano di li ma erano anche e sopratutto guerriglieri e terrioristi. E che erano stranieri, non certo cittadini Israeliani, mai e poi mai sarebbe possibile una cosa del genere, Israele non e' la Siria o il Cile di Pinochet. Li capisco che per stasera non si tromba, lei s'incazza davvero e si lancia in una requisitoria che rispetta tutti i canoni dell'antisionismo militante e ne cita tutti i miti. La coppia di amici intanto cerca di intervenire ma non ci riesce, gli argini sono rotti e la rossa non ascolta piu'. Chiedo qualche fonte, "Ci sono stata [10 giorni...] ed ho letto Chomsky", "Ah. E chi erano quei parlamentari della Knesset uccisi con un Hellfire?" "Non ricordo, ti mando i riferimenti in mail, ciao". Ancora non ho ricevuto nulla, sono andato a casa da solo, mi sa che non la rivedo e la mia stima nella nota ONG e' calata un bel po'... serata di merda.

18/07/06

Cari pacifisti, basta sciocchezze

Raccolgo l'invito di Ipazia a dare la massima diffusione al bell'editoriale di Adriano Sofri apparsso ieri ieri (17 luglio) su Repubblica.

Cari pacifisti, basta sciocchezze
Si può perdere la testa, con le migliori intenzioni. Gino Strada dice che in Afghanistan oggi si sta peggio che sotto i taliban. Si stava meglio quando si stava peggio. Dice che, se il governo cadesse sul problema della guerra, lui brinderebbe. La guerra di cui parla è l'intervento della Nato, autorizzato e ora implorato dall'Onu, in Afghanistan. Il governo di cui parla è il chiaroscuro governo di centrosinistra. Gino Strada è molto ammirato, e se lo è meritato. Anch’io lo ammiro, sul serio. Però so che dice delle sciocchezze colossali. L'ammirazione che si è guadagnato gli gioca un brutto scherzo: gli fa spendere il suo credito sostenendo presso un pubblico generoso quelle sciocchezze, diametralmente opposte agli ideali che vuole perseguire. Strada cura le persone che hanno bisogno di cure. Spiega che non tocca a lui occuparsi di che governo sia in sella. Un ferito è un ferito, un malato è un malato, che si tratti di un bambino o di un uomo adulto, di un talebano o di un marine, di un signore della guerra o di una madre di famiglia. Così dev'essere. Strada protesta che il suo amore per la pace non è “di sinistra radicale”, né di altro colore. L'amore per la pace non ha colore o li ha tutti, come l'arcobaleno. Così dev'essere. Naturalmente, nella realtà le cose non vanno così nitidamente. Nella realtà si viene a patti con la situazione. Far funzionare un ospedale sotto i taliban può costringere a compromessi che sembreranno accettabili o no: non fosse che il compromesso inevitabile di rinunciare a denunciare l'infamia del regime dei taliban. Accettabile, perché non spetta al chirurgo la denuncia di un regime politico: e nessuna persona sensata glielo rimprovererà. Al contrario, ammirerà il modo in cui il medico sacrifica il proprio orgoglio a una causa più nobile e altruista. L'altro ieri, intervenendo all'assemblea romana "contro la guerra", Strada ha parlato del governo Karzai come di “un regime di criminali e fondamentalisti”. Vorrei chiedergli, senza nessuna malevolenza, se abbia mai pronunciato un giudizio del genere durante il regime del mullah Omar: che era per antonomasia “un regime di criminali e fondamentalisti”, escluso dalle stesse Nazioni Unite, che pure hanno così gran braccia. Oggi Strada incita a una campagna politica in nome del fatto che il regime attuale in Afghanistan è peggiore di quello dei taliban. C'è qui un'incoerenza, anche quando si ammettesse che l'assunto sia vero: ed è l'ultima delle cose che una persona appena ragionevole possa ammettere. Ci sono oggi manifestazioni contro la presenza di truppe internazionali in Afghanistan. Non ci furono ieri manifestazioni contro il regime dei taliban in Afghanistan. Strada, o altri, possono replicare che oggi c'è una guerra, e il regime dei taliban assicurava comunque una pace. Non è vero. Una guerra intestina, anche dopo la cacciata degli invasori sovietici, non era mai cessata in Afghanistan. Il regime taliban, tirannide oscena quanto poche altre, forniva anche un territorio e una parodia di Stato al terrorismo di Al Qaeda. Strada non si stanca di ripetere che gli americani foraggiarono a suo tempo Bin Laden e i taliban. E’ vero: ma che cos'ha a che fare con l'eventualità di un ritorno incontrastato dei taliban a Kabul?
Strada si batte per la messa al bando del la guerra, e rifiuta di lasciarsi etichettare. Altri non esitano a dare al loro impegno un colore di sinistra. Anzi, pensano che pacifismo e sinistra siano oggi sinonimi, e anche che pacifismo e nonviolenza lo siano. Ci sono in questa bella illusione dei corto circuiti che danno la scossa. Prima ancora, c'è un equivoco micidiale. Perché una sinistra devota alla libertà e alla pace manifesterebbe non per liquidare, ma per migliorare la presenza di una forza internazionale legittima in Afghanistan: e legittima non vuol dire solo autorizzata dall'Onu - condizione che è oggi data senza riserve - ma proporzionata nel metodo e nei fatti al compito che proclama di voler svolgere, la protezione dei diritti umani e della democrazia. Dire no, senza alcuna distinzione, a qualunque impiego della forza, in Iraq o in Afghanistan, a Timor o in Bosnia o al confine israelo-libanese, è uno slogan infantile, un sacrificio tributato alla consolazione dell'assolutezza. Il punto più debole della missione afghana sta nella mancata valutazione e discussione pubblica, in Italia, del fine dell'intervento e della sua efficacia; e, rispetto ai paesi alleati, nella inesistente o insignificante voce italiana in capitolo. La stessa misconoscenza, che conduce a una presenza militare inerte e inadeguata, viene lamentata negli altri paesi che hanno in Afghanistan una forza significativa, come la Francia. Noi disponiamo di qualche buon reportage (i lettori di Repubblica conoscono gli ottimi di Guido Rampoldi, delle opinioni, divenute un increscioso duello, di Strada ed Emergency da una parte e Alberto Cairo dall'altra, e poco più. I nostri militari, di ogni grado, sono assenti, e non si capisce proprio perché, dato che la loro esperienza non può che essere istruttiva. Solo una malintesa chiusura da corpo separato, e un'ancor più malintesa subordinazione al primato della politica e della sua vanità, fa sì che dei militari senz'altro in grado di valutare in modo serio le ragioni e i modi di una presenza (o di un ritiro: il generale Mini, per esempio, fresco pensionato, sembra favorevole al ritiro, e con argomentazioni di merito) non figurino nella discussione italiana, e siano sostituiti da opinionisti televisivi di ruolo. Proverò per un'ennesima volta a dire a interlocutori persuasi di essere i titolari in esclusiva dell'avversione alla guerra, e gli ultimi resistenti della fedeltà ai principii (dentro la "casta politica": perché, quanto al popolo, sono convinti di averlo largamente dalla propria), quale considerazione agisca per me con una forza di principio. Lo dirò con un argomento preso a prestito, con una piccola forzatura retorica, dalla retorica del buon chirurgo. Le persone soffrono di malattie e di ferite, e hanno bisogno di un pronto soccorso, un ospedale, medici e infermieri capaci e appassionati. Soffrono anche, però, dell'oppressione, della prepotenza, del carcere domestico per le donne, dell'esclusione dalle scuole per le bambine, delle frustate per chi ride a gola piena, della galera per i dissidenti, dell'umiliazione di desideri e diritti. Nei confronti dell'oppressione di governi brutali contro i loro stessi sudditi, della sofferenza impressa nei loro corpi e nelle loro anime, noi, loro simili privilegiati, siamo come altrettanti medici senza frontiere, altrettanti soccorritori d'emergenza, tenuti a occuparcene, a solidarizzare, a prendercene cura. E come lo sappiamo oggi perché abbiamo ripensato alla nostra storia, e perché il mondo ci si è così rimpicciolito addosso se fossimo tutti legati a una deontologia, a un universale giuramento di Ippocrate. Il quale ci impegna a mettere la guerra al bando dalla vicenda umana, e, proprio per questo, a metterle sosta o fine dove infuria, a intervenire con una legge internazionale, un tribunale internazionale, una polizia internazionale, dove sia violata l'incolumità di comunità e minoranze e persone, e sia schiacciata la loro dignità. Negare questo, o peggio non vedervi se non un capzioso gioco di parole, equivale a negare che dentro la sovranità degli Stati nazionali, feticcio ravvivato dal pacifismo assolutista, ci sia bisogno di una legge, un tribunale, una polizia. Cioè una forza legittima e proporzionata e trasparente: il contrario della potenza tracotante e smisurata e opaca della guerra. I miei argomenti, come si vede, non hanno fin qui toccato la questione del governo: benché io legga con raccapriccio che Strada “brinderebbe alla caduta del governo” su quello che chiama il tema della guerra; ben che ascolti con amarezza i senatori che parlano di sè come Resistenti, e i loro tifosi che irridono alla “sindrome del governo amico”. Non l'ho toccata perché sono persuaso della loro sincerità spinta fino alla superstizione. Sono persuaso che voteranno, in più o meno degli otto saliti alle cronache, ignorando le conseguenze per il governo, e che nessun argomento sappia intaccare il loro partito preso. Del resto, la venerazione del "senza se e senza ma" esclude un confronto che possa portare a reciproci riconoscimenti. Se fosse vero il loro assunto da una parte l'inabissamento italiano in una guerra d'aggressione globale asservita agli Stati Uniti, dall'altra la tenuta di una maggioranza - nessun argomento terrebbe. Tanto meno gli argomenti pratici, come il regalo fatto al centro destra: essi deridono la "riduzione del danno” in cui vedono solo un miserabile espediente (strano, per chi ha dovuto occuparsi di tossicodipendenza), perché l'etica non viene a patti con la pratica. Con la logica però anche i principi più solenni dovrebbero fare i conti. E dunque, a che cosa servono, nell'Europa di oggi, le elezioni politiche, che cosa si va a fare in Parlamento? Non voglio spingere il sospetto nei confronti della "sinistra radicale" fino al folklore di immaginarla ancora persuasa che si vada in Parlamento per impedirgli di funzionare, spingere alla crisi della "democrazia borghese", e prepararle una soluzione sovietica non appena le masse saranno di nuovo mature (Qualcuno tuttavia parla ancora questa lingua morta). Resta, dichiarata da loro, la "questione di coscienza". Ebbene, se si riconosca, laicamente, semplicemente, che alle elezioni si partecipa, e in Parlamento si sta, per far governare una maggioranza contro l'altra, il desiderio di fare la rivoluzione o l'obiezione di coscienza devono trovarsi altri campi da gioco. Nelle elezioni politiche si gioca sul tanto una maggioranza contro l'altra. Non è in ballo il proprio ideale e nient’altro, la rivoluzione o la purezza della coscienza, l'assolutezza che non ammette termini di confronto, bensì il confronto fra quello che consente la propria maggioranza, e quello che assicurerebbe l'altra. Con l'altra Calderoli direbbe che i francesi sono negri musulmani e comunisti, ma da ministro. Con l'altra si avrebbe un filoamericanismo di principio (e un filoputinismo di fatto). Poco europeismo, poca autonomia, poca distinzione. Se davvero la coscienza personale osta insuperabilmente a un voto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan, si può lasciare il proprio seggio al prossimo della lista, e tornare nei luoghi in cui l'assolutezza morale è di casa. Così si rispetterebbe il debito con la propria coscienza, e non si metterebbe a repentaglio quel governo per il quale la meta più uno, almeno, degli italiani ha votato, e con una cosi grande aspettativa. Non lo faranno, i senatori tanto applauditi nell'assemblea romana da diventare ostaggi di quegli applausi. E del resto hanno giustificazioni da accampare, in una maggioranza che a ogni pié sospinto vede spuntare una cresta pronta a cantare il proprio ricatto: O mi date il tal ministro o sottosegretario... O correggete la tale legge come piace a me... Canzone di tutti i giorni. In un paese normale, e in una democrazia dell’alternanza, tutti i partecipanti di uno schieramento dovrebbero attenersi alla premessa di non evocare mai la minaccia di far mancare la maggioranza. I loro rispettivi argomenti diventerebbero così argomenti, liberi, disinteressati, con vinti: altrimenti, sono piccoli ricatti. O grandi, dipende dalle conseguenze.

Torna la democrazia a Tarpaulinia

Le oceaniche dimsotrazioni di piazza tenutesi nei giorni scorsi in tutta Tarpaulinia in seguito allo sciopero generale coordinato dal TCSA sono sfociate alcuni giorni fa in tragedia: reparti della Polizia Speciale di Sicurezza hanno aperto il fuoco sulla folla uccidendo 123 persone a Gran Tarpaulia.
La situazione, subito tesa, e' esplosa durante i funerali nella cattedrale multiconfessionale di San Tarpaulio quando elementi in uniforme della Polizia Speciale di Sicurezza hanno arrestato simultaneamente durante la perorazione funebre il cardinale Onofrio Parreira, l'Ayatollah Ali' Suleiman, il Gran Rabbino di Tarpaulinia Marco Levi, il priore del Wat Tarpul Nguyen Theradavatta. I rappresentanti indu', sikh, animisti e delle varie denominazioni protestanti sono riusciti a fuggire tra la folla. I religiosi stavano condannado la furia omicida della PSS quando sono stati ammanettati.

La folla inferocita ha immediatamente attaccato gli agenti che hanno di nuvo aperto il fuoco, ma non e' servito: sono stati linciati ed i prigionieri liberati. La notizia della nuova strage - nella cattedrale sono rimaste a terra 49 persone - ha infiammato la folla che occupava le strade che ha preso d'assalto le sedi dlela PSS.

Unita' dell'esercito fatte affluire in citta' dalla giunta si sono rifiutate di sparare, la 3a brigata paracadutisti "Wombats From Above" ha fucilato alcuni dei propri ufficiali e preso d'assalto il palazzo della giunta seguita da altri reparti militari e da volontari del TCSA. I militari fedeli al Wombato ed alla democrazia si distinguevano per i garofani sui loro fucili.
I generali golpisti, purtroppo, sono fuggiti a bordo di un aereo e si sono rifugiati presso le brigate corazzate della PSS in corso di addestramento nel Riotmark.

Tutti i partiti politici hanno ripreso la loro attivita', le leggi emanate dalla junta sono decadute in blocco. Tarpaulina torna al suo assetto confederale ed all'amata badiera con il vombato bianco in campo rosso.

Dopo un breve periodo nel quale Tarpaulinia e' stata governata da comitati popolari e dalla TCSA, le istituzioni democratiche sono state oggi ripristinate e parlamentari e ministri dello scorso governo - rientrati dalla prigionia, dall'estero o dalla clandestinita' - hanno ripreso le loro funzioni in amministrazioni di solidarieta' nazionale aperte a tutti i partiti sia a livello confederalem, che dei singoli stati che di municipio. Entro 10 giorni si terranno le elezioni generali. L'ultimo, indimenticato, Gran Wombato, presidente del comitato politico della TCSA durante il periodo nero della junta fascista e' tornato in carica.

Ancora lei: l'Operazione Lastrico

Lo so, ultimamente non scrivo piu' quasi nulla se non queste note sul mio tentativo di riempirmi la casa di libri, ma passera'.
Oggi Cane Giallo, la Lonely Planet di Cuba (23,50 €! Ma quanto cazzo costano! tutte le volte mi stupisco), 1634 The Ram Rebellion e per concludere JPod. Non male, no?

12/07/06

2$ a TB....

E' il nuovo Sun Fire X4500 Server: 2 CPU AMD Opteron, 24 TB di spazio su disco, 1 GBps dai dischi alla rete e 2 GBps dal disco alla memoria. [LINK]

11/07/06

Golpe a Tarpaulina

La situazione a Tarpaulinia e' ancora poco chiara - anche grazie al completo blackout informativo - dopo il golpe militare del 9 Luglio che ha portato al potere il CMRNRT (Comitato Militare di Restaurazione Nazionale della Repubblica di Tarpaulinia). Mentre la junta al potere, peraltro composta da ufficiali anonimi, proclama che nella nuova repubblica di Tarpaulina tutto e' tranquillo il movimento unitario d'opposizione Tarpaulinian Confederal Secret Army dichiara che vasti scioperi stanno bloccando l'economia di Tarpaulinia e che gli attacchi agli ufficiali della junta si moltiplicano. Pare inoltre che non tutte le forze armate abbiano partecipato al colpo di stato e si segnalano scontri nella provincia di Kerkoria mentre alcune navi militari ed aerei avrebbero riparato a Maiseland. Sulla scena internazionale lo sconcerto per gli sviluppi in quello che una volta era un paese pacifico e demcoratico e' grande: Maiseland, Whiplasham, Colontria, Trasmettitoria e Philosophia Naturalis sono solidali con la TCSA, considerata unico governo legittim odi Tarpaulinia, mentre Riotmark inagura una prudente politica di equidistanza. Nessuna reazione dal delegato ONU.
Mostriamo sotto l'unica immagine della capitale Gran Tarpaulia la mattina successiva al pronunciamento.


10/07/06

Moschettieri d'Italia

Oggi, IX Lvglio A.D. 2006 nello stadio gentilmente messo a disposizione dall'alleato germanico l'Italia del giuco del calcio ha compito il suo destino ricacciando i barbari celti oltre Reno da dove erano venuti.

I loro nomi resteranno per sempre scolpiti nei nostr cuori come su marmorea lapide:

Il felino Buffon, il fulmineo Cannavaro, lo sbaragliatore Grosso, il possente Materazzi, lo scattante Zambrotta, il mastino Gattuso, lo sfrecciante Perrotta, il geniale Pirlo, il tessitore Del Piero. il tenacissimo Gilardino, Totti il fulminatore.

Gli undici Moschettieri d'Italia che hanno dato prova di quanto possa, anche sui terreni incongrui dello sport, la guerriera gioventu' dell'Italia prodista!


08/07/06

07/07/06

Donne e Pistole

Un binomio interessante & terrificante. Un bel po' di tempo fa con alcuni amici, pieni di testosterone, ci iscrivemmo al locale poligono per fare un po' di pratica con le .22 da tiro. Nessuno aveva mai sparato ma dopo la prima volta ci davamo gia' arie da pistoleros. Dopo un po' di tempo, un sabato pomeriggio, ci raggiunse li un'amica. Dopo un po' di adolescenziali sboroneggiamenti gli offrimmo - contro ogni regola - di tirare qualche colpo... ci massacro'. Quella fighettissima ragazzina sparava molto, ma molto piu' dritto di noi giovani mufloni in calore. Da allora non se n'e' piu' parlato di sparare. [LINK]