18/05/10

Il lessico della guerra

Ieri in Afghanistan in un attacco di forze nemiche sono caduti due soldati italiani, ed altri due sono stati feriti. Uomini e donne che stavano facendo il loro dovere per la Patria nel quadro della guerra afghana. Ecco, le parole che ho messo in grassetto, di solito non vengono usate quando i media riportano questo tipo di notizia. In compenso ne vengono usate altre come soldati di pace, attentato, ragazzi, vittime, terroristi, missione di pace.

La ragione principale di questo doublespeak è ovvia: che l'Italia è in guerra, che le Forze Armate servono a fare la guerra negli interessi dello stato, che i nostri soldati sono professionisti spesso e volentieri veterani di varie missioni e con esperienza di combattimento, e non operatori di ONG con lamimetica, non si deve dire. Non lo si deve dire perchè ciò urta chi ha una formazione culturale cattolica, urta chi l'ha marxista, urta chi non ce l'ha e bada solo alla fabricheta o all'aperitivo. Insomma urta quasi tutti, e ciò in una democrazia - che l'Italia lo è - non è molto comodo elettoralmente. D'altra parte l'Italia è anche membro della NATO, dell'ONU e dell'UE, è alleata degli USA e - che ci crediate o no - una media potenza di rilievo, di conseguenza certe cose le deve fare per ragioni tanto evidenti quanto lunghe da spiegare. E allora, per farle, si ingannano i cittadini.

Poi ci sono altre ragioni, in parte collegate. In Italia, e qui la responsabilità va spartita equamente tra elite politco/culturale ed elettori, non esiste un pubblico dibattito sui temi della sicurezza e della grande strategia. Sono argomenti che, ai fini pratici, non esistono nel dibattito elettorale e nei media mainstream. Non esistono a livello "alto", e non esistono a livello divulgativo. Avete mai visto un servizio, un documentario, sulle FFAA tra i programmi RAI o Mediaset? Copertura gioranlistica della missione ONU in Libano? No, vero? Non siete distratti, è che non ci sono. Così in Italia nessuno, salvo chi è coinvolto per famiglia o amicizie, sa chi sono i nostri soldati, marinai e avieri, da dove vengono, che cosa pensano, a cosa aspirano. Non solo, nessuno sa una minchia di niente di ciò che riguarda le FFAA, o gli interessi strategici del paese. Salvo ovviamente chiedere una riduzione del bilancio della difesa - ultimo Vendola - quando siamo ai minimi nella storia repubblicana, e richiedere contemporaneamente più autonomia daglla NATO e dagli yankees. Come si possa essere autonomi senza spendere resta un mistero che tutti si guardano bene dal chiarire.

Ma non solo, c'e' anche un altro problema: l'impoverimento della lingua italiana, o meglio il declino dell'istruzione degli italiani. "Morto", "Ucciso", "Vittima" e Caduto" NON sono sinonimi! Un esperto sottufficiale di 33 anni non è un "Ragazzo", accordiamogli almeno il rispetto che si deve ad un uomo. Ancora, chi combatte - non entro qui nel merito della ratio della missione, dei torti e delle ragioni - dei soldati armi in pugno NON è un "Terrorista", ma un "Soldato", un "Guerrigliero" per la precisione. Insomma un "Nemico". Eh si, c'è una gran confusione tra i nemici e i criminali, eppure è semplice: ai primi - finchè si è in guerra - si spara a vista, se si arrendono si mettono in un campo di prigionia, dove godono di certi diritti, fino alla fine delle ostilità, poi amici come prima. I secondi, invece, si arrestano, si processano, e si tengono in carcere fino a pena scontata e godono di altri diritti. Non mi pare difficile, cavolo c'arrivo anchio che sono stato una merda di studente di queste faccende.

E per finire, ai funerali non si applaude, che non è uno spettacolo, ma si partecipa compostamente, in silenzio. Se non se ne puo' fare a meno si piange, ma applaudire proprio no.

32 commenti:

Marco Natoni ha detto...

Sono tendenzialmente d'accordo.

In un quadro più ampio, direi che è tutta la politica estera italiana a risultare una specie di mistero per il pubblico, stando a quel che si legge sulla stampa mainstream: ci sono un paio di punti di riferimento (Obama-buono, Osama-cattivo) ma non c'è nessuna forma di approfondimento.

Come dici tu, è come se non si volesse intervenire su una serie di concetti radicati per blocchi sociali e culturali, lasciando che ognuno continui a credere quello in cui ha sempre creduto (il nemico comunista, l'afflato terzo-mondialista, etc.).

Il risultato è che, inevitabilmente, le scelte del governo sono schizofreniche: si va in guerra con i bilanci al minimo, non si riesce a influire sulle decisioni in sede comunitaria o di alleanza atlantica per quel che si spende, anche in vite umane.

Secondo me, è un retaggio della Seconda Guerra Mondiale: come i bambini sgridati dai genitori, la politica italiana s'è messa in un cantuccio (a farsi i cazzi suoi, naturalmente, in quanto politica italiana) e si limita a sussurrare monosillabi, tra l'offeso e il timoroso.

PS Della visione che ho io della distinzione tra nemico e criminale nel contesto mediorientale in genere ed afghano in particolare parleremo, magari, un'altra volta.

Palmiro Pangloss ha detto...

Della distinzione tra nemico e criminale in quei teatri, ma direi piu' in generale nella contemporaneità, ne discuterei volentieri anche qui. O su IPI se preferisci.

Luca Tassinari ha detto...

Sono quasi completamente d'accordo. L'unica riserva è il termine Patria, al quale preferirei Stato o Repubblica italiana, che hanno il vantaggio di esistere e di coincidere con quell'entità assai concreta alla quale pago tutti gli anni le tasse e che in cambio mi passa le medicine gratis quando ne ho bisogno.

D'accordissimo, invece, sul fatto che attaccare un convoglio militare non è un atto terroristico e che applaudire ai funerali è una vaccata.

Palmiro Pangloss ha detto...

Luca, lo sai che ero indeciso tra patria e repubblica? In realtà ho messo patria come provocazione: è una parola che gode di cattiva stampa, diciamo così, a causa del passato fascista del nostro paese durante il quale se n'e' abusato a fini orrendi. Ma la parola in se non indica altro che il nostro stato, la nostra repubblica. Non vedo perchè farne un tabu'. Anzi, credo che proprio oggi quando gli italiani si stanno trasformando, ovvero quando il numero di italiani che non condividono, per storia personale e familiare, molti elementi dell'italianità "tribale" ci sia bisogno di creare quel patriottismo cotituzionale che in Italia non c'e' mai stato e che travalica le differenze religiose, etniche e culturali. E un patriottismo senza patria, beh non credo che si possa fare. Per il resto sono felice che tu condivida.

Luca Tassinari ha detto...

Non è solo una questione di cattiva reputazione, che pure in qualche modo contribuisce alla mia allergia al termine Patria. Si tratta anche della sua astrattezza, che la espone a usi retoricamente insopportabili (uno per tutti: madre patria). Ma sarebbe un discorso troppo lungo, e non voglio intasarti il commentario.

Palmiro Pangloss ha detto...

Intasa pure, o facci un post e vengo a intasare io

Attila ha detto...

Sulla tv generalista italica si parla di missioni all'estero riguardanti solo ed esclusivamente il passato: tipo La Storia Siamo Noi. Il presente ci indica che, se siamo nel G8, non è solo per vedere quattro tizi che agitano delle coperte ad una manifestazione, ma perchè abbiamo delle responsabilità come Paese. Solo che è difficile da digerire l'avere "interessi", bisogna essere autocoscienti, cosa che il cittadino medio di dx o di sx o di centro non vuol sentirsi dire.

A chi applaude ai funerali sparerei per vilipendio alla salma e non aggiungo altro.

Cordialità

Attila

Palmiro Pangloss ha detto...

@Attila: Se gli spari fai peggio: provochi altri funerali, con altri applausi.

Anonimo ha detto...

Bello Palmiro.

Per il resto siamo perfettamente in sintonia.

Ricordo solo che i soldati, professionisti o meno, in una societa' civile e democratica, fanno parte integrante di quella societa' che sono chiamati a difendere.

Non sono solo professionisti. Sono professionisti come lo sono i poliziotti, i pompieri o la Guardia di Finanza.

Troppa gente li considera alla stregua di "mercenari", oppure "be', sono morti, ma sono pagati per quello".

Sugli applausi, sarebbe ora di piantarla con queste ignobili puttanate retoriche da "piccola vedetta lombarda".

Silenzio e rispetto. Punto.

Sull'Afghanistan e sulla nostra presenza li', sai che non sono d'accordo, per motivi geostrategici ben precisi e non ideologici, ma non mi sembra questa la sede per discuterne, e questo non sminuisce comunque il lavoro fatto dai nostri uomini.


Yossarian

Palmiro Pangloss ha detto...

Yoss, sul fatto che i militari siano parte integrante della società della quale sono lo scudo ma anche la spada - dire che la difendono è riduttivo: quella è una importante funzione ma non l'unica - come puoi immaginare sono daccordissimo. Se dal post traspariva altro mi spiace: non lo intendevo.

Sulle ragioni della guerra afghana, hai ragione non è il caso di discuterne qui, non è quello l'argomento del post. Da favorevole alla missione dico solo una cosa: preferirei che l'Italia si ritirasse dopo un dibattito intenro informato al restare li alle attuali condizioni. Sarebbe, IMVHO, geostrategicamente peggio, ma incomparabilmente meglio dal punto di vista della maturità democratica italiana.

falecius ha detto...

Interessante notare come si riesca ad essere abbastanza d'accordo pur partendo da presupposti completamente diversi.
Sono in un internet point del Cairo e vado di fretta, per cui non sto a ripetere la mia nota posizione ed aggiungere considerazioni a quelle, in larga parte condivisibili, di Palmiro e commentatori.
Sono notoriamente contrario all'intera impostazione della campagna afghana in generale e al modo in cui e' stata NON gestita dall'Italia in particolare.
Avrei da ridire sulla questione "responsabilita' internazionali dell'Italia" non tanto per il principio in se' quanto per il modo in cui viene affrontato, nel NON dibattito pubblico e rispetto alla situazione internazionale. Ma appunto, vado di fretta.
Quanto agli applausi ai funerali, sono tra le cose piu' di cattivo gusto che esistono.

Anonimo ha detto...
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restodelmondo ha detto...

Mi unisco ai complimenti per il post.

Sull'uso di "ragazzi" nella stampa italiana ci sarebbero da scrivere tomi...

Palmiro Pangloss ha detto...

@Falecius: Si puo' essere in completo disaccordo sul merito, ma in accordo sul metodo. BTW io no nfarei troppi distinguo tra responsabilità internazionali e nazionali: le prime sono un sottinsieme delle seconde, in NATO, UE, alleanza con gli USA e ONU ci siamo di nostra volontà, e se ne potrebbe uscire.

Unknown ha detto...

La retorica del media italiani è talmente vergognosa da diventare un insulto a quegli stessi che dovrebbero elogiare.

Se posso, aggiungo solo una cosa: non si può parlare di guerra e nemici non solo per motivi propagandistici, ma perché è proprio illegale: l'Italia non può fare quello che ha fatto in Afghanistan e in Iraq, e allora l'ha chiamata missione di pace; non può chiamare gli afghani nemici, perché per avere un nemico devi essere in guerra, ed in quella guerra noi non ci potevamo essere e quindi li devi chiamare terroristi, perché quella roba lì non esiste nel diritto internazionale).

Palmiro Pangloss ha detto...

@Tommy: Questo non è vero, non per tutti almeno. L'Art. 11 della costituzione ha due parti, e la seconda - a quanto ricordo dall'universita' - lo consentirebbe in questo caso (missione NATO con la benedizione ONU).

Unknown ha detto...

Non mi pare. La seconda parte dell'articolo 11 concede delle limitazioni alla sovranità nazionale, ma non abolisce il diritto internazionale, per il quale la guerra di aggressione è vietata, almeno secondo i trattati vigenti.

Poi per carità, il diritto internazionale è sempre nei fatti diritto di lancia e quindi chi vince ha ragione finché quello che ha torto non ha armi più forti, però stanti le leggi vigenti e i trattati le invasioni di Afghanistan e Iraq sono illegali e l'Italia vi partecipa a pieno titolo.

D'altronde nessun politico americano si sogna di parlare di missione di pace in Afghanistan o Iraq: è stata una guerra contro due stati sovrani e, al di fuori del dibattito politico italiano, la questione non è messa in dubbio.

falecius ha detto...

Tommy: non credo che le cose siano, legalmente, cosi' semplici.
Se gli americani avessero ammesso di aver aggredito degli Stati sovrani ("aggressione" e' una parola forte in diritto in internazionale, che io ricordi) ci sarebbero state delle conseguenze. Specialmente sulla questione Iraq.
Piu' o meno qualunque altra nazione che si fosse comportata come gli USA con l'Iraq avrebbe subito COME MINIMO delle sanzioni. Del resto l'Iraq stesso aveva agito in maniera abbastanza simile verso il Kuwayt, (raccontando meno bugie al mondo, pero') subendo per l'appunto delle sanzioni per questo.
Sull'Afghanistan la questione e' un po' diversa. Nel 2001, il governo afghano internazionalmente riconosciuto era ancora quello dell'Alleanza del Nord (solo Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti riconoscevano il governo talebano: nemmeno il Pakistan accettava le orde radicali che aveva scatenato sullo sventurato vicino ai tempi di Benazir Bhutto come governo legittimo di Kabul, se ben ricordo). Inoltre, era quantomeno plausibile sostenere che gli Stati Uniti fossero stati aggrediti, anche se la loro risposta militare non fu proprio esemplare dal punto di vista del sistema di sicurezza collettivo (quello stesso in teoria che avrebbe dovuto tutelare l'Iraq dall'aggressione americana, btw).
Non sono nemmeno sicuro di cosa si possa intendere come "stato sovrano" in relazione ad un disastro come quello dell'Afghanistan nel 2001. O nel 2010.

LateThink ha detto...

Il post di Palmiro è molto bello e lo condivido appieno. E' stato per me un evento molto sentito perché sono un ex alpino e, qui a Bergamo, è appena finita l'adunata nazionale.

Vorrei però fare una osservazione, soprattutto relativamente agli ultimi commenti: sono morti due soldati che, come tali, non hanno nessuna influenza sulla destinazione delle loro missioni. Non importa se, come Italia, si debba o non debba essere in Iraq o altrove: loro eseguono ordini e il nostro plauso (non al funerale, ma nella quotidianità) deve essere indipendente dalla missione che sono chiamati a svolgere e che non possono scegliere.

Spesso si sente dire: "in fin dei conti sono morti sul lavoro". Palle! E' vero che in ogni mestiere può capitare di morire ma non è insito nel mestiere stesso come fare il militare. Essere un soldato (in guerra, ovviamente) significa fare un "lavoro" il cui scopo è vincere un nemico e questo implica ferirlo od ucciderlo. Lo stesso vale per l'avversario. Percui la possibilità di morire non è un rischio dovuto ad una situazione anomala ma è insito nel mestiere stesso. O muore lui o muoio io (con tutte le gradazioni intermedie di lesioni o ferite).

Questo cose in Italia non si possono dire e così dobbiamo accettare il fatto che il mestiere del soldato non sia diverso dal muratore perché in entrambi i casi si può morire sul lavoro.

Ripeto, palle!

Se posso essere sembrato retorico me ne scuso ma sappiate che una delle scritte "10, 100, 1000 Nassirya" era stata vergata sul muro della casa della mia fidanzata a Milano e me la sono trovata davanti al mattino prima ancora di saperlo dai giornali...

Palmiro Pangloss ha detto...

@Tommy: La seconda parte dell'Art. 11 consente, a patto di farlo nel quadro di operazioni dirette e/o autorizzate dall'ONU e dalle organizzazioni di sicurezza regionali di derogare dalla prima parte dello stesso articolo. Ovvero consente di usare la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Nel caso iracheno l'invasione, al momento che è iniziata, era totalmente fuori dalle regole della Carta ONU - anche se per il diritto internazionale classico/consuetudinario era piu' o meno kosher - ma è stata "coperta" dall'ONU a posteriori.

La guerra Afghana, invece, è "legale" sotto ogni punto di vista.

Entrambe le operazioni, quindi, sono coperte dalla seconda parte dell'ART. 11.

Per chiudere, IMVHO l'Art. 11 andrebbe abolito: è una limitazione insopportabile per uno stato sovrano.

Palmiro Pangloss ha detto...

@LateThink: Sono daccordo: la situazione di chi è delegato dalla società a portare le armi, e quindi ad uccidere e morire per esse, è diversa da qualsiasi altra. Non più speciale, diversa.

falecius ha detto...

Palmiro, scusa ma sulla "kasherut" nel diritto internazionale consuetudinario dell'invasione all'Iraq avrei dei dubbi. Gli stessi che ho sull'invasione della Polonia il 1 settembre 1939, all'incirca.
E anche la tua interpretazione dell'art. 11 mi lascia abbastanza perplesso.
Non credo che le "limitazioni di sovranita' " di cui si parla si possano estendere fino a "offendere la liberta' di altri popoli e risolvere controversie internazionali" perche' la cosa e' stata decisa da una organizzazione internazionale.
Altra cosa naturalmente e' la guerra difensiva, ovvero lo scopo fondamentale dell'esistenza della NATO (e quindi, in quella luce l'Italia consente a limitazioni di sovranita').
Che io sappia, gli Stati Uniti hanno rifiutato nel 2001 l'assistenza NATO ex art. 5 del Trattato Atlantico, quindi non siamo in quella fattispecie.

Late think: potrei dirti che se il soldato giura di difendere la Costituzione, dovrebbe rifiutarsi di partire per una operazione incostituzionale. In linea del tutto ed assolutamente teorica, intendo (in effetti, in Israele per esempio e' successo).

LateThink ha detto...

@falecius

Un soldato non è tenuto ad essere un giudice costituzionale. Esegue degli ordini e ne condivide la responsabilità insieme alla scala gerarchica che lo comanda. Se non gli sta bene e vuole avere voce in capitolo o rifiutarsi di eseguirli non fa il soldato e si impiega in qualcosa d'altro.

E' il solito dilemma: il mio superiore mi ordina di fare una cosa che reputo sbagliata, posso rifiutarmi di farla o, se la faccio, essere dispensato dalla responsabilità perché mi è stato ordinato?

No.

La fai e ne sei responsabile insieme al comando. Se non ti va bene non fai il soldato.
E se mi obbligano a esserlo?
Non fai il soldato lo stesso andando incontro a quello che ne consegue.

falecius ha detto...

Late think: infatti ho detto "in linea teorica". Comunque una volta mi hanno spiegato che alcune cose il soldato non le puo' fare, anche se ordinate da un superiore, in quanto violano delle regole di livello piu' alto. Se ho capito bene, ad esempio, tradotte in termini militare le Convenzioni di Ginevra e altre cose del genere funzionano come ordini. Se il tuo ufficiale ti ordina di violarle, tu non puoi perche' ti e' stato precedentemente ordinato di non farlo comunque.
Nel mio mondo ideal (cit.) il soldato e' chi SA obbedire, non chi obbedisce "perinde ac cadaver".
Poi nel mio mondo ideal non dovrebbe esserci bisogno di soldati. Ma quello e' un altro discorso.

Palmiro Pangloss ha detto...

@Falecius: Il diritto tradizionale permette molto sempre che A. si vinca, e B. Non ci sia opposizione da parte della comunità degli stati. Mi pare che entrambe le condizioni si siano verificate.

Quanto all'Art. 11 non ho volutamente incluso "offendere la liberta' di altri popoli", ma solo il "risolvere controversie internazionali". Sull'offesa alla libertà di altri popoli, poi, c'e' molto da ricamare nel caso di dittature, specialmente in presenza di opposizione organizzata sottoforma di movimenti di liberazione. anzi, in questo caso a prescindere dalla dittatura.

@Latethink: AFAIK se un soldato ritiene che un ordine ricevuto sia illegale si deve mettere a rapporto. Nel caso delle Convenzioni di Ginevra et similia, invece, si deve rifiutare.

LateThink ha detto...

@Palmiro
falecius non parlava di Convenzione di Ginevra (ne ha parlato dopo, come esempio) ma di "operazione incostituzionale".

Conoscere la convenzione di Ginevra e rifiutarsi di obbedire ad un ordine che vada contro di essa è una cosa che posso e devo richiedere ad un soldato perchè è il suo mestiere e sono le regole del suo mestiere.

Ma valutare la costituzionalità di una operazione non è compito suo. E non deve esserlo perché sarebbe la paralisi di ogni esercito.

Anonimo ha detto...

io dico che hanno rotto le pal*e, co stì ragazzi, esportare la democrazia, afghanistam, terroristi, alkaida, etc... vogliamo calcio, figa e grande fratello. Se ci pensate bene in fondo quello che vogliono i terroristi è proprio toglierci la libertà di guardare il grande fratello (ci pensate il GF con il ciador o il sari?), quindi se li vogliamo sconfiggiere dobbiamo continuare a consumare: TV, playstation, dvd, etc. Non facciamoci sconfiggere da questa gente che vive nelle caverne!

Anonimo ha detto...
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